PAUSA PRANZO A MILANO: CONSIGLI E SUGGERIMENTI

Federconsumatori ( attraverso la rilevazione dell’O.N.F. Osservatorio Nazionale Federconsumatori) fotografa il momento della pausa-pranzo dal 2001 al 2010, i dati che emergono sono il risultato di un’osservazione dei prezzi appplicati in alcuni bar e self service. I dati hanno carattere nazionale, ma segnaliamo come Milano abbia da sempre prezzi al rialzo in questo settore come in altri.

Un forte aumento percentuale rispetto allo scorso anno si ha per quanto riguarda i primi e i secondi piatti, i rincari si attestano tra il 6 e il 12%. Cresce anche il caffè del 6% e sono previsti a breve ulteriori rincari, per l’aumento del costo della materia prima.

Dati alla mano tracciano il quadro di un pasto tipo fuori casa in un self service e dei relativi aumenti:

acqua, pasta, macedonia, caffè si arriva alla cassa con un conto sugli 11,95 euro, 262,90 al mese, con un aumento dell’8% rispetto all’anno scorso. Ma se i dati vengono a loro volta confrontati con quelli del 2001 il quadro che ne emerge è che lo stesso pasto costava 5,53 euro, 121,33 euro al mese e quindi il 116% in meno!

Il risultato all’atto pratico di questi aumenti vertiginosi, sono un radicale cambiamento nelle abitudini dei lavoratori, che si organizzano spesso portandosi il cibo da casa. Ciò comporta innanzitutto un evidente risparmio economico ma anche una ‘location’ diversa per trascorrere la pausa pranzo; si va ai giardini a sedersi su una panchina, spesso e volentieri si condivide questo momento con un collega o con un amico che magari lavora vicino alla nostra sede di lavoro, e si scambiano quattro chiacchiere, ma si possono anche fare quattro passi guardando le vetrine.

Portarsi la ‘schiscetta‘ , come chiamano a Milano il contenitore con il pranzo portato da casa, è ormai diventato una necessità per tirare la fine del mese. Se consideriamo il prezzo medio di un panino comprato al supermercato, 0,30 centesimi, un etto di prosciutto cotto, tra 1,20 e 1,60 euro all’etto (teniamo anche conto che difficilmente al bar ci faranno un panino con un etto di prosciutto), una bottiglietta d’acqua, diciamo 0,30 centesimi e un frutto, come una bella mela, a 40 centesimi, i conti alla fine del mese saranno decisamente diversi.

Alternative al panino da casa sono fornite dalle principali  catene di supermercati (Esselunga, Pam, Carrefour, Il Gigante e Billa) che vendono tramezzini già pronti, o anche piatti cucinati già pronti (roast-beef, insalata di riso, orzo in insalata, crocchette, e via dicendo). Un’altra alternativa sono i distributori automatici, argomento di cui abbiamo parlato con un altro post dedicato  https://faremilano.wordpress.com/2010/10/18/distributori-automatici-a-milano/

Concludiamo con la segnalazione di un paio di articoli, il primo di carattere sociologico tratto da Il Corriere della Sera, il secondo tratto dal sito Dissapore, entrambi, comunque sul tema della pausa-pranzo.

http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_24/tradimenti-italia_efc6b0c6-df93-11df-ae0f-00144f02aabc.shtml

http://www.dissapore.com/mangiare-fuori/milano-e-la-capitale-del-tradimento-in-pausa-pranzo-e-io-so-perche/

dr. Anna Sara Balloni – faremilano@gmail.com

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Una risposta a PAUSA PRANZO A MILANO: CONSIGLI E SUGGERIMENTI

  1. Claudia ha detto:

    La pausa pranzo è molto costosa anche qui a Firenze, di che ci si stupisce se poi la gente preferisce mangiare un panino al volo, tagliando tutte le spese “superflue”?
    Leggevo poco fa un pezzo ironico sulle nuove “frontiere” del fastfood: il quadro non è dei migliori…i fiorentini oramai pranzano direttamente al supermercato!
    Ecco il link http://www.golagioconda.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2197:la-nuova-frontiera-del-fastfood&catid=96:secondo-noi&Itemid=343

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