Quest’anno, nell’ambito delle benemerenze distribuite dal Comune di Milano a chi si è distinto particolarmente, un cenno particolare all’unica Gran Medaglia, premiata Liliana Segre, milanese e testimone vivente dell’Olocausto, da tanti anni memoria vivente di quanto è accaduto in quel terribile periodo, agli italiani e non, di razza ebraica.
Chi l’ha sentita parlare, è rimasto colpito, oltre che dalle sue parole, dalla forza con la quale vengono pronunciate, con un linguaggio semplice Liliana Segre parla di fascismo, di antisemitismo, di leggi razziali, di campi di concentramento, di marce della morte, del carcere di San Vittore, di tutto quanto, insomma, in quel periodo, gli ebrei hanno dovuto sopportare, sia prima che durante la seconda guerra mondiale.
Oltre centomila gli studenti che, in tutti questi anni, Liliana Segre ha incontrato, migliaia le domande alle quali ha risposto, il dolore e la morte che ha vissuto in prima persona, da bambina prima, da ragazzina poi, non sono riusciti a piegarla.
Difficile parlare di questa splendida ottantenne, ci limitiamo a postare una sua testimonianza, un suo intervento ufficiale, lo scorso mese di gennaio, durante la cerimonia della posa a Milano della prima pietra del Memoriale della Shoah, un evento al quale hanno partecipato le massime autorità cittadine, commemorazione avvenuta alla Stazione Centrale, al Binario 21, i sotterranei dove sono partiti i vagoni piombati carichi di ebrei, dei 605 deportati da qui, solo in 20 sono tornati a casa.
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