GUERRA LIBIA: BOSSI E VENDOLA CONTRARI, E A MILANO?

Da Milano, dove si trovava per visitare il museo del Risorgimento il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dichiarava, a proposito della situazione internazionale libica, che “non siamo in guerra, la carta delle Nazioni Unite prevede un capitolo, il settimo, il quale nell’interesse della pace ritiene che siano da autorizzare anche azioni volte, con le forze armate, a reprimere le violazioni della pace”.

Pur comprendendo questi tecnicismi, la cronaca e le televisioni di tutto il mondo ci informano quotidianamente che i Tank di Gheddafi continuano a mietere vittime fra i civili, mentre, i raid aerei occidentali continuano gli attacchi, anche se, il Segretario americano alla Difesa Robert Gates ha tenuto a precisare che il Colonnello ex amico di Berlusconi non è da considerare un obiettivo.

Di certo, la Libia è considerato da tutti gli esperti della materia un vero e proprio paradiso energetico, petrolio e gas naturale abbondano, se le democrazie occidentali riusciranno a controllare (indirettamente) quella zona nei prossimi anni avranno risolto molti dei loro problemi (la storia insegna che le guerre, o violazioni di pace che dir si voglia, avvengono sempre per ragioni economiche).

Unica vera “arma” in mano a Gheddafi la minaccia di  favorire l’emigrazione verso la vicina Italia, questione nota al Bel Paese, ma che riguarda ben poco americani e inglesi (l’unico vero rischio per loro sarebbe il terrorismo internazionale).

Gli italiani, invece, conoscono bene il tema, a Lampedusa, da tempo, si vive in una situazione al limite, i telegiornali fanno vedere quotidianamente immagini forti che evidenziano, da un lato, il dramma degli extracomunitari, dall’altro, la difficoltà di chi non può materialmente gestire questa emergenza.

In questo scenario, i politici italiani vengono criticati dai cittadini  per le loro decisioni (pur con distinguo, Pd e Pdl si somigliano), il coinvolgimento in questi raid non ha vantaggi diretti, gli italiani, al contrario, pensano che le nostre Forze Armate avrebbero fatto meglio a starsene a guardare, come ha deciso di fare la Germania.

Una delle poche voci fuori dal coro quella del leader della Lega Nord Umberto Bossi, il quale, dopo avere tuonato contro Bruxelles, ha sottolineato come sarebbe stato meglio essere più cauti (il leader leghista è molto abile a fiutare i desiderata della gente e/o del suo elettorato).

Critico anche il giudizio di Nichi Vendola di Sinistra Ecologia e Libertà (Sel) che chiede l’immediato cessate il fuoco.

E a Milano, i candidati sindaco cosa dicono? Si adeguano ai loro partiti? L’impressione è che l’argomento è scomodo per tutti, forse, sperano che, fra 45 giorni, in coincidenza con le elezioni, la questione non sia più prioritaria e/o in agenda.

Oggi, invece, evitano con cura il discorso (i loro siti internet non ne fanno cenno), anche se, è indubbio che una forte immigrazione avrà ripercussioni sulla capitale economica d’Italia, al di là del fatto che stiamo parlando di politica estera.

Di certo, in rete, tramite i blog e via internet gli italiani hanno già mosso critiche anche feroci contro la decisione di un coinvolgimento.

Kevin John Carones – faremilano@gmail.com

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