A 15 giorni dal terribile terremoto che ha distrutto il Giappone l’Italia fa i conti con la psicosi da radioattività. Il sito del Ministero della Salute dà indicazioni chiare e precise.
Gli unici rischi teorici che potremmo avere, arrivano da prodotti alimentari importati dal Giappone, soprattutto pesci, crostacei, caviale, alghe, tè verde confezionati dopo l’11 marzo. Il Ministero della Salute agisce in senso cautelativo con un provvedimento che prevede il rafforzamento dei controlli alle frontiere da parte dei PIF (Posti di Ispezione Frontaliera) e degli Usmaf (Uffici di Sanità Marittima, Area e di Frontiera) sui prodotti di origine animale e non animale provenienti dalle aree colpite.
Il provvedimento prevede in particolare che tutti i prodotti provenienti dal Giappone possano essere importati solo se provvisti di documentazione che comprovi che la loro produzione e confezionamento sia avvenuto in data antecedente all’11 marzo 2011.
In assenza di tale condizione, o nel caso di alimenti prodotti dopo l’11 marzo 2011, l’importazione potrà essere consentita solo dopo aver superato uno specifico controllo per la ricerca di radionuclidi.
Alla luce dell’allarmismo diffuso e dell’improvvisa richiesta di farmaci da auto-medicazione che in questo caso sono le compresse di ioduro di potassio o prodotti contenenti il sodio, vale la regola che questi prodotti servono solo quando esiste un rischio reale per la nostra salute, a livello nazionale.
Ma all’atto pratico possiamo essere tranquilli ad esempio, mangiando sushi? Si, bloccate le importazioni di cibi freschi dal Giappone, il pesce fresco, come tale, non proviene dal Giappone, praticamente in tutta Europa in paesi utilizzano prodotti freschi nostrani e del sushi giapponese rimane solo il nome.
Anna Sara Balloni – Faremilano