Si è chiusa da poche ore la manifestazione più importante nel panorama italiano del real estate, la fiera di settore a Rho Pero, giunta quest’anno alla sua settima edizione, ha confermato il trend e i numeri dello scorso anno: 504 imprese e istituzioni presenti, oltre 100 fra convegni e seminari (molto apprezzati dalla comunità immobiliare), un certo risalto alle tematiche del social housing e della logistica.
La realtà dei fatti, tuttavia, dimostrerebbe che non è tutto oro quello che luccica.
Nel dettaglio, infatti, pochi i progetti ex novo presentati alla fiera in questa tre giorni dedicata al mondo immobiliare, praticamente nulla la presenza delle banche, cioè i veri motori del mercato.
Pochi anche i nuovi contatti per gli standisti, con particolare riguardo alle aziende private che si occupano di real estate (di questi tempi, un biglietto della manifestazione che costa 255 euro + Iva non è alla portata di tutte le società, immobiliari e non).
Sarà stata la pioggia, caduta, a tratti, in maniera copiosa sulla manifestazione (un grazie e Milano Sport che ha regalato centinaia di ombrelli ai presenti!).
Fra le note positive, invece, il fatto che siano stati sempre molto interessanti e affollati i numerosissimi convegni ed eventi a tema organizzati.
D’altronde, non si poteva pretendere di più. Il mondo del real estate – o almeno chi si occupa di non residenziale – si deve scordare il passato (come, ad esempio, le prime edizioni della manifestazione) quando tutto era bello e si guadagnavano cifre spropositate con una cessione di contratto preliminare o una plusvalenza fiscale in pochi mesi.
Le aziende italiane sono in crisi, le banche non danno più finanziamenti, le famiglie hanno sempre maggiore difficoltà a fare la spesa, il ceto medio fatica a pagare mutui e prestiti personali, il numero dei poveri è in crescita costante e le piccole imprese tendono sempre di più a chiudere i battenti.
Con questi presupposti non poteva rimanere immune il mercato immobiliare che, comunque, sta reagendo in maniera egregia e continua a vivere un una situazione migliore di altri settori, ma che non è più il paese dei balocchi, come qualcuno erroneamente ha creduto osservando il decennio fra il 1997-2006.
Ed è per questo motivo che, giustamente, gli operatori immobiliari continuano a vedere la luce e a pensare positivo. Perché, se da un lato, essere ottimisti aiuta l’economia, dall’altro, il settore immobiliare è tra i pochi che sta reagendo meglio alla crisi internazionale.
Addirittura, chi si occupa di immobili di pregio (e a Milano sono numerose le agenzie o i freelance specializzati in questo mercato) garantisce che la crisi ha pesato poco e, anzi, si registra un aumento di domanda di case di lusso.
Kevin John Carones – faremilano@gmail.com