In un caldo inizio settembre rimbalza in internet la notizia che, per effetto della manovra economica richiesta a gran voce dall’Europa, su un emendamento Pd approvato bipartisan in Commissione Bilancio, vengono abolite le feste patronali, con l’unica eccezione di San Pietro e Paolo, per la gioia dei romani.
Qualora il tutto venisse approvato definitivamente sarebbe un danno enorme per Milano (sia economico, ma soprattutto culturale) che festeggia il patrono il 7 dicembre, il giorno prima dell’Immacolata Concezione, dando vita, quando il calendario è favorevole, ad un weekend lungo che segna, per molti cittadini, l’apertura della stagione sciistica.
Per chi invece rimane in città la tradizione è quella della messa alla basilica di Sant’Ambrogio e della fiera degli Obej Obej, mentre, da qualche anno, molti lombardi iniziano lo shopping natalizio alla Fiera dell’Artigianato che ha il suo apice di pubblico in quei giorni.
Insomma, se l’obiettivo della manovra è quella di produrre reddito facendo lavorare i cittadini nel giorno del santo patrono della propria città, la sensazione è che questa decisione, qualora venisse confermata, porterebbe ad una perdita economica di svariati milioni di euro (in termini di consumi), il tutto, a svantaggio della medesima economia nazionale che si vuole provare a rilanciare.
Ma certamente il danno maggiore verrebbe prodotto dal punto di vista culturale: lo spostamento della festa del patrono alla domenica successiva, di fatto, abolirebbe anni di tradizioni, di riti e di usanze che si ripetono da anni e che coinvolgono fedeli, appassionati o semplici cittadini (in altre regioni, come reagiranno i devoti di Sant’Antonio, San Gennaro e Santa Rosalia?).
Kevin John Carones – faremilano@gmail.com