Il 28% delle donne che diventano mamme in uno degli 8 ospedali milanesi attrezzati sceglie il parto cesareo e la struttura con il tasso più’ alto e’ la Mangiagalli, con il 41,62%, seguita dall’ospedale Sacco, 33,73% e l’ospedale San Raffaele, con il 32,20%.
E’ quanto risulta dal focus su Milano dell’indagine effettuata su piano nazionale dall’osservatorio Onda e presentata stamani a palazzo Marino analizzando cause ed effetti che portano il 39% delle donne italiane a preferire il parto cesareo a quello vaginale.
Se i 2800 cesarei sui 6500 parti totali effettuati nel 2008 nella Mangiagalli possono essere spiegati dal fatto che nella struttura milanese si concentrano il 7% dei parti dell’intera regione e la maggior parte delle gravidanze complesse, la media cittadina resta comunque ben al di sopra di quelle indicate dall’Oms, 15%, e dal ministero della Salute, 20%, “soglie da rivedere e da aggiornare ma comunque indicative”, come ha osservato Massimo Candiani, primario di ginecologia del San Raffaele suggerendo che “la cosa migliore sarebbe valutare caso per caso la vera necessita’ di ricorrere al cesareo che e’ e rimane un intervento chirurgico non per forza più’ sicuro del parto vaginale”.
I dati di Milano rispecchiano la tendenza sia regionale sia nazionale: tra il 2001 e il 2009 in Lombardia le donne che hanno scelto di partorire con un cesareo sono passate dal 21,3% al 28,1%, sempre secondo Onda, spinte soprattutto dalla paura del dolore e attirate dall’idea di poter programmare il parto, quindi, come ha osservato Mario Merialdi, direttore area ricerca del dipartimento di salute riproduttiva dell’Oms, “garantire l’epidurale a tutte le donne potrebbe limitare i cesarei non giustificati da ragioni mediche”.
Oltre all’epidurale, dall’indagine emerge che anche un maggior monitoraggio dei motivi specifici della scelta all’interno delle strutture ospedaliere potrebbe aiutare Milano e l’intero paese a rientrare nei limiti indicati dall’Oms.
Fuori dagli ospedali, da palazzo Marino, l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino guardando i dati di Onda ha confermato “la volonta’ dell’amministrazione di accompagnare i cittidini ad un percorso per la propria salute”, nel caso specifico della maternita’ “offrendo strumenti perche’ le donne abbiano piena consapevolezza delle proprie scelte, facendo da bussola per la tutela della loro salute e di quella dei loro figli”.
Nell’intervenire per arginare questo fenomeno, esperti e amministrazione, soprattutto a Milano, dovranno “fare i conti anche con l’aumento delle donne straniere che partoriscono in citta’ e del conseguente impatto – ha spiegato Candiani – impatto importante perche’ porta nuove patologie che si erano affievolite e visioni culturali differenti con cui ci si deve confrontare”.
Fonte: Omnimilano – faremilano@gmail.com