La crisi per i negozianti di Milano è drammatica ogni giorno di più, a evidenziare numeri catastrofici in tal senso è la Camera di Commercio di Milano (CCIAA) che registra il saldo fra aperture e chiusure di negozi, con un saldo negativo di 483 attività (da inizio anno sono state tirate su 1.382 nuove saracinesche, a fronte di una chiusura di 1.865 vecchie serrande e insegne).
A lanciare l’allarme accorato Renato Borghi di Federazione Moda Italia, il quale, parla apertamente di una Milano non più da bere, dove “le famiglie non comprano, gli affitti sono troppo alti e il Comune non ci viene incontro”.
La prospettiva per i prossimi mesi è altrettanto grigia, previsti cali negli acquisti di settori chiave come l’abbigliamento, le scarpe, le borse e tessile casa.
“Urge un intervento del governo – sono le parole di Borghi – con una riforma fiscale a vantaggio dei cittadini. Ma pure l’amministrazione comunale milanese, che sta annunciando imposte a carico delle attività, dai negozi ai bar e che prevede il pagamento dell’Ecopass anche per i commercianti (senza contare la prospettiva di una tassa sul turismo) dovrebbe fare un passo indietro”.
Il Presidente Borghi, infine, pone l’accento sulle difficoltà del settore evidenziando come “anche l’arcipelago dei temporary shop deve essere tenuto sotto osservazione, mentre non è rimandabile una riforma della normativa sulle locazioni commerciali, per contrastare il caro affitti, e non si può abbassare la guardia nella lotta ad abusivismo e contraffazione, una piaga che causa ai nostri imprenditori perdite per oltre 3 miliardi di euro”.
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